La bandiera del Banco di Sardegna Sassari è stato il protagonista della nuova puntata del podcast della Lega Basket
da lega Basket SerieA 26/03/2022

Giacomo “Jack” Devecchi è stato l’ospite d’onore della sesta puntata di “LBA Conversation”, il podcast della Lega Basket dedicato ai protagonisti italiani della Serie A. Raccontando la sua vita a Gaia Accoto e Niccolò Trigari, la bandiera del Banco di Sardegna Sassari è partito da quando Giacomo è diventato per tutti Jack: “Da ragazzino, quando ho iniziato a muovere i primi passi sul parquet di Omossi, vicino a casa mia, Graffignana, dove sono nato e cresciuto. Il mio primissimo allenatore mi chiamo subito Jack e da lì me lo sono portato dietro fino ad oggi. Il motivo di questo “cambio” non lo so ma da quel preciso istante, all’età di 8 anni, quando ho iniziato a giocare a basket, poi è entrato nella vita di tutti i giorni. Mia madre, quando mi doveva rimproverare, mi chiamava Jack e non Giacomo…”
Di chiocce negli anni della gioventù a Milano, Devecchi ne ha avute di altissima caratura: “Claudio Coldebella, quando ero alle giovanili dell’Olimpia e io gli portavo asciugamani e borracce in panchina, è uno di quelli che mi ha insegnato tanto. Gli altri veterani che mi hanno aiutato molto sono stati anche Hugo Sconochini (lui un po’ più severo e con qualche chicca di nonnismo che ci stava sempre) e mio zio Vittorio Gallinari. Quest’ultimo mi ha sempre dato tanti consigli, me li dà tutt’ora ed è sempre con me quando c’è qualsiasi problema. Loro tre mi hanno aiutato nella crescita e nella formazione”.
Poi Devecchi ha parlato del suo arrivo a Sassari: “Il primo anno sono arrivato in prestito da Montegranaro, ero arrivato in prestito dopo aver parlato con Pilastrini dicendo che per la Serie A non mi garantiva sufficiente minutaggio. Decisi così di rimanere in Legadue e di continuare la mia crescita. Montegranaro mi diede la possibilità di andare in prestito con l’idea poi di ritornare in Serie A. In realtà poi mi sono trovato talmente a Sassari che mi sono fermato per 16 anni. Qua ho trovato subito un ambiente super, una tifoseria incredibile, un club organizzato e che aveva voglia di crescere. Sono stato fortunato a trovarmi nel posto giusto al momento giusto perché quando crescevo io professionalmente parlando anche la società ha alzato sempre di più l’asticella”.