GERMANI BRESCIA, NELLA VITTORIA SU TORTONA DAVID COURNOOH SUPERA QUOTA 1700 PUNTI E 400 ASSIST IN SERIE A

L’esterno classe 1990 ha chiuso l’ultimo impegno di campionato con 14 punti, 2 rimbalzi e 3 assist

da news Lega Basket serieA 22/11/2022

David Reginald Cournooh Germani Pallacanestro Brescia vs Bertram Yachts Derthona Tortona Lega Basket Serie A 2022/2023 Varese, 20/11/2022 Foto A. Gilardi/Ag. Ciamillo Castoria

Grazie all’83-68 finale e ai numeri messi a referto nell’ultimo impego di campionato contro la Bertram Yachts Tortona, sono diventati tre i motivi per i quali il settimo turno di Serie A UnipolSai 2022/23 sarà ricordato con particolare piacere da David Reginald Cournooh.

Il nativo di Villafranca di Verona, in primis, ha potuto nuovamente esultare assieme ai compagni per una vittoria che in casa Germani Brescia mancava da più di un mese visti i tre stop consecutivi patiti in precedenza dalla banda di coach Alessandro Magro contro Happy Casa Brindisi, Carpegna Prosciutto Pesaro e NutriBullet Treviso Basket.

Sul piano delle soddisfazioni individuali invece, la gara contro Tortona ha assunto contorni memorabili per il classe 1990 in virtù dei 14 punti e 3 assist messi a referto, uno score questo che gli ha permesso contemporaneamente di raggiungere e oltrepassare due traguardi considerevoli, ovvero quelli dei 1700 punti e 400 assist nel primo torneo nostrano.

Cournooh inoltre, diventato dopo Moss e Della Valle il terzo giocatore nell’attuale roster bresciano ad aver accumulato almeno 1700 e 400 assist in carriera in Serie A, è da sottolineare come, per realizzare i suoi 14 punti contro la Bertram, sia andato vicino a produrre una prestazione immacolata al tiro concludendo con un solo errore da tre punti (2/3) e facendo percorso netto sia dalla lunetta (3/3) che dentro l’arco dei 6.75 metri (3/3), una situazione quest’ultima che l’ex Vanoli Cremona non sperimentava dal 3/3 del 23 dicembre 2020 contro Sassari.

Tale precisione balistica ha permesso a Cournooh di ritoccare così i propri “highs” stagionali in tutte le categorie di tiro, un dato questo che, al pari dei nuovi massimi in stagione in rimbalzi difensivi (2) e plus-minus (16), rende ancora più significativa la prova offerta dal numero 25 domenica sul parquet del Palaleonessa A2A contro Tortona.

EA7 EMPORIO ARMANI MILANO, BILIGHA SI RACCONTA: “UNA GIOIA IMMENSA ESSERE IL CAPITANO AZZURRO. LE MIE ISPIRAZIONI ? STONEROOK E HINES”

Il centro italiano è stato intervistato sul “Corriere dello Sport”

da news Lega Baasket SerieA 13/11/2022

Paul Biligha Italia Italy – Spagna Spain FIBA World Cup Qualifiers, Europe Federazione Italiana Pallacanestro Pesaro, 11/11/2022 Foto S. Ponticelli / Ciamillo-Castoria

Intervistato da Fabrizio Fabbri sul “Corriere dello Sport”, il centro dell’EA7 Emporio Armani Milano Paul Biligha ha parlato della sua esperienza da capitano della Nazionale italiana: “Una gioia immensa. Ma devo dire che una volta entrato in campo non è che ci abbia pensato troppo. Lo prendo un riconoscimento a tutto quello che ho fatto da quando ho iniziato a giocare a basket”.

Biligha ha poi raccontato l’inizio del suo amore per la pallacanestro: “Mi piaceva fare sport e giocavo a calcio in Camerun quando avevo circa dodici anni. Ero nato a Perugia, dove i miei erano andati per studiare, poi decisero di tornare in patria. Sognavo di diventare il nuovo Roger Milla, un idolo da noi e anche un amico di famiglia. Ma con i piedi non ero troppo capace. Un giorno mi vide il selezionatore delle giovanili camerunensi: ero alto ma del basket non sapevo nulla. Mi convinse e lì è iniziato il mio percorso”.

Scoperto in questo modo lo sport che ha caratterizzato la sua vita, Biligha ha anche parlato del momento decisivo che gli ha dato la possibilità di diventare un professionista: “L’incontro con Pancotto. L’ho avuto prima ad Avellino, quindi a Cremona. Un tecnico eccezionale e un uomo favoloso. Mi ha capito, mi ha spronato quando le cose non andavano bene, convincendomi che potevo diventare un buon giocatore. Così è stato”.

Poi Paul ha indicato le sue ispirazioni in ambito cestistico: “Da ragazzo, quando ero a Firenze, mi ispiravo a Stonerook. Oggi è un mio compagno di squadra: Kyle Hines. È un libro di basket, per intelligenza e tecnica. Allenarsi con lui è come laurearsi in questo sport”.

Ora la testa è alla sfida contro la Georgia, fondamentale in ottica qualificazione ai Mondiali 2023: “Contro di loro abbiamo sbattuto la testa già a Brescia. Sono una squadra insidiosa e all’andata non c’era Shengelia. Sarà una partita difficile, su un campo dove ci sarà tanta gente a sostenere i nostri avversari. Vogliamo però portare indietro una vittoria. Ci proveremo”.

Guglielmo Caruso – “Qui a Varese si è creato un contesto ideale per i giovani come me”

Dalla provincia di Napoli alla California, oggi all’Openjobmetis per imparare da Luis Scola.

da “Lega Basket SerieA”, news 04/11/2022

“Io quasi quasi prendo il treno e vengo, vengo da te. Il treno dei desideri, nei miei pensieri all’incontrario va” cantava Adriano Celentano nella celebre “Azzurro”. Non è una citazione presa a caso, così come non lo è il colore scelto per rappresentare Guglielmo Caruso, giovane stella della nostra Serie A nato in un giorno storico per la pallacanestro – appunto – azzurra. Il 3 luglio del 1999 dev’essere stato un momento davvero magico per la famiglia Caruso: la nascita di un figlio è una gioia indescrivibile difficile da paragonare a qualsiasi altro traguardo raggiunto nella propria vita; a Parigi quella stessa sera, l’Italia allenata da Bogdan Tanjevic era sul tetto d’Europa dopo aver battuto la Spagna 56-64 e Gregor Fucka veniva premiato come MVP della competizione.

“Ho avuto la fortuna di giocare per tutte le selezioni della nazionale, dalle under alla senior giocando le competizioni più importanti ed è una cosa che ti riempie di orgoglio. La mia fortuna è quella di aver potuto anche giocare con i ragazzi più grandi (1998) conquistando un bronzo all’europeo di categoria e successivamente l’argento al mondiale; sono stati momenti molto importanti per la mia carriera perché mi hanno permesso di lavorare sul gioco non solo durante la stagione, ma anche durante l’estate ed infatti queste esperienze mi hanno poi spinto a prendere la decisione di andare negli Stati Uniti, una scelta che
probabilmente senza la nazionale non avrei preso. Sono felice di aver potuto vivere l’esperienza azzurra dai 14 anni fino alla convocazione con la senior nell’estate 2021, una soddisfazione che ti spinge a lavorare di più perché una volta arrivato lì capisci che un giorno potrai far parte stabilmente di quel gruppo. In futuro mi piacerebbe raccogliere il testimone di giocatori come Melli, Ricci, Tessitori, ragazzi con cui ho avuto il piacere di allenarmi durante i raduni e che nella loro carriera hanno vinto tanto.”

Il colore azzurro appartiene al ragazzo partenopeo cresciuto con il Vesuvio sullo sfondo contornato dal cielo e dal mare di una Napoli in festa; una città che vive per il calcio e con il mito di Maradona difficilmente riesce a dare spunti per appassionarsi alla pallacanestro, soprattutto quando sogni di diventare un calciatore perché ancora nessuno ti ha fatto scoprire come ci si sente con una sfera arancione tra i polpastrelli.

Guglielmo Caruso Nazionale Italiana Maschile Senior – Amichevole Italia Slovenia – Italy Slovenija FIP 2022 Trieste, 25/06/2022 Foto L.Canu / Ciamillo-Castoria

“Fino a 11/12 anni giocavo a calcio, perché a Napoli è difficile che un bambino non sogni di diventare un calciatore. Poi ho avuto la fortuna di avere un paio di amici tra la fine delle elementari e le medie che mi convinsero a provare la pallacanestro, inoltre il fatto che a 11 anni ero già un po’ più alto rispetto ai miei coetanei mi ha spinto a dare una chance a questo sport per vedere fino a dove potevo arrivare. Infatti devo ringraziare quei miei amici che mi hanno convinto a provare il basket, uno sport che fino a quel momento quasi non sapevo nemmeno esistesse e per cui non avevo minimo interesse tanto ero offuscato dalla voglia di giocare a calcio. La passione è rimasta, ma poi ho scoperto di poter amare due sport allo stesso tempo: il calcio da tifoso, il basket perché oltre a piacermi mi stava facendo capire che effettivamente era la strada giusta da percorrere e mi stava dando dei risultati”.

La scoperta della palla a spicchi porta Guglielmo Caruso a pensare in grande, a quel famoso treno dei desideri di cui parla Adriano Celentano: così dai parquet della provincia di Napoli un giovane adolescente viene notato e convinto a trasferirsi in provincia di Torino dove continua gli studi e i progressi con la sua nuova passione.

“A 14 anni ho deciso di trasferirmi a Torino e proseguire lì la mia vita. Ho avuto la fortuna di trovare in coach Vincenzo Di Meglio una seconda figura paterna e in quegli anni non fosse stato per lui probabilmente oggi non giocherei in Serie A. Mi ha preso sotto la sua ala, mi ha fatto migliorare e non mi ha mai fatto mancare nulla; insieme a lui anche Andrea Bausano che era il direttore sportivo in quel momento sono state due figure fondamentali. Grazie a loro e alla fiducia che hanno riposto in me sono anche arrivate le prime convocazioni in nazionale, oltre alle soddisfazioni di squadra con la vittoria dello scudetto U20 sotto età.
Dopo l’esperienza a Torino ho capito di essere pronto per una nuova esperienza perciò volevo andare al college negli Stati Uniti, ma prima dovevo finire il liceo e così una volta abbandonate le giovanili ho debuttato con Napoli – neopromossa in A2 – dove ho trovato libertà di esprimermi nonostante venissi da un infortunio alla spalla; terminata la stagione nella serie cadetta sono andato a Santa Clara in California per frequentare il college, un’esperienza incredibile anche se macchiata dal Covid e da un infortunio alla gamba.”

La pallacanestro diventa una seconda pelle e sebbene il detto dica “Quando si va a Napoli si piange due volte: quando si arriva e quando si va parte”, Guglielmo lascia ancora la sua città natale e decide di volersi misurare con il basket oltreoceano diventando Willie (come verrà soprannominato il California). Non è la destinazione, ma il viaggio ad incuriosire il nostro protagonista: la NBA è un sogno per tutti, purtroppo però una realtà per pochi; tuttavia Caruso si dimostra uno studente del gioco e vuole apprendere più segreti possibili da come viene concepita la palla a spicchi nel continente americano.

22 OTTOBRE 2022 CAMPIONATO LEGABASKET SERIE A UNAHOTELS REGGIO EMILIA VS OPENJOBMETIS VARESE GUGLIELMO CARUSO foto rossi/ciamillo

“Mi attraeva parecchio l’idea della pallacanestro americana: la prima cosa che ti viene in mente è la NBA, poi pensi a tutti gli Stati Uniti, ai college e anche grazie ai social media riesci ad assaporare un po’ di ciò che si respira laggiù. È un mondo affascinante e io appena ho saputo di avere l’occasione di poter intraprendere quella strada anche fosse stato per un solo anno, l’idea mi ha attratto a tal punto di accettare quel tipo di sfida. Inoltre io ero giovane, un prospetto ancora acerbo e di sicuro non ancora pronto per giocare in Serie A, perciò mi sono messo di fronte ad una scelta: continuare in A2 sperando di crescere e aspettando l’occasione giusta oppure fare un’esperienza diversa, imparare nuove cose, un nuovo modo di approcciare al gioco; alla fine quando sei giovane hai ambizione e non ti poni limiti, magari giochi in NBA o magari no però a quell’età di provare tutto se hai il desiderio di arrivare il più in alto possibile”.

Il ritorno in Italia è questione di tempo: la pandemia e la fine dell’esperienza a Santa Clara riportano Willie nel Belpaese che lo accoglie a braccia aperte; senza avere ancora fatto una presenza da professionista debutta con la nazionale di coach Sacchetti nell’amichevole contro la Tunisia dove segna anche 4 punti. A 22 anni il momento di essere chiamato ‘giovane’ sta per finire e nonostante lo scetticismo di lanciare nella mischia giocatori ancora inesperti, Caruso trova nella Openjobmetis Varese una famiglia pronta a farlo crescere e
migliorare. La città trasuda pallacanestro da tutti i pori, la società è storica e vincente ma ha in mente un progetto in cui i prospetti sono al centro dell’attenzione.

“Insieme a Matteo (Librizzi, ndr) e Nicolò (Virginio, ndr) l’anno scorso abbiamo vissuto quella situazione in cui magari si giocava poco e ci si allenava solo, ma spesso anche allenarsi e basta può fare la differenza. In altre squadre i giovani magari sono aggregati alla prima squadra però nemmeno si allenano con loro, perché vengono date priorità ad altri membri come gli americani o i veterani e così i più giovani rimangono a guardare senza poter sfruttare anche solo l’occasione di imparare qualcosa dai più esperti. Negli ultimi anni la situazione sta migliorando. I giovani che ci sono adesso tra Serie A e Serie A2 hanno ottimo potenziale e stanno avendo già le chances di mettersi in mostra. Secondo me però ci sono molti più ragazzi di talento di quanti effettivamente riescano poi a trovare spazio nel nostro campionato. Qui a Varese è diverso: stanno facendo un lavoro incredibile dallo staff tecnico alla società in generale. Matt Brase e i suoi assistenti allenano tutti a prescindere da chi sei, quanti minuti giochi, se hai esperienza in NBA o se non hai mai fatto una partita da professionista. A volte ad allenarsi con noi ci sono ragazzi di 16/17 anni e vengono trattati tutti allo stesso modo, questo aiuta e fa crescere poi quando l’allenatore inizia a capire come inserirti nei meccanismi della squadra non esita a farlo. Per questo motivo trovo che il lavoro della società sia perfetto, perché mandano in campo chiunque se lo meriti: infatti, Matteo (Librizzi, ndr) e Nicolò (Virginio, ndr) quando si sono fatti trovare pronti sono stati messi in campo per contribuire e dare energia alla squadra; magari il loro tempo sul parquet è limitato ad un paio di minuti, ma già farsi trovare pronti e fare bene dà fiducia, perché in futuro quei minuti possono aumentare e loro due hanno tutto per diventare in futuro iocatori fondamentali per la squadra. Io stesso non sono per niente arrivato, devo ontinuare a lavorare sodo e gli unici limiti sono quelli imposti da noi stessi, quindi possiamo solo imparare ed imparare. La nostra fortuna è che la società con Luis (Scola, ndr) e tutto lo staff tecnico punta alla crescita di questo tipo di giocatori; c’è un lavoro specifico di player development qui a Varese che ha creato una situazione ideale per me così come per loro due (Librizzi e Virginio, ndr).”

Le esperienze nella vita di Guglielmo sono state molte e nonostante i 23 anni compiuti la scorsa estate, ci sono tanti aneddoti da raccontare: alti e bassi, alcuni dovuti a momenti di forma strepitosa e altri dovuti agli infortuni che a livello mentale danno sempre dispiaceri profondi; dall’azzurro della nazionale al granata di Santa Clara University passando per il rosso acceso di Varese, i colori nel percorso di Caruso oscillano tra mille sfumature alcune dalle tonalità più cupe e altre dalle tonalità più vivide.

Guglielmo Caruso 3a giornata campionato serie A basket UnipolSai – 2022.10.16 – Openjobmetis Pallacanestro Varese vs Dolomiti Energia Trentino – foto Ossola/Ciamillo

“L’anno scorso è stato un po’ rocambolesco per me sia a livello mentale sia a livello fisico. Gli infortuni arrivati in diversi momenti della stagione non mi hanno permesso di essere abbastanza continuo; inoltre la squadra lottava per non retrocedere e quindi in un posto come Varese che vive di pallacanestro la tensione si sentiva parecchio. È stato un anno difficile, ma mi ha fatto crescere perché il primo anno può essere dura, però una volta superato lo scoglio cresci e riesci a viverla meglio. Io sono riuscito a superare i momenti meno facili grazie ai miei compagni, alla società, ai tifosi, a tutti coloro che mi hanno sostenuto in quei periodi in cui sembrava andare bene e invece una sconfitta o un infortunio rendevano tutto più difficile; a livello mentale soprattutto è stata dura, poi la chiamata in nazionale e la preparazione estiva mi hanno aiutato nuovamente ad uscirne. Come primo anno posso ritenermi soddisfatto nonostante le sfortune che per fortuna sono riuscito a superare. Anche e soprattutto a livello di squadra siamo stati bravi ad uscire dai momenti no; il gruppo dell’anno scorso era fantastico, ad un certo punto ci siamo fatti un esame di coscienza e abbiamo capito cosa dovevamo fare per salvare la stagione. Quest’anno su quelle stesse note, ovvero una quadra molto affiatata in cui nessuno si sente escluso, stiamo mostrando anche sul campo col nostro modo di giocare anche l’aria che si respira nello spogliatoio: stiamo facendo ottime partite, anche quelle in cui abbiamo perso non abbiamo mai mollato e abbiamo giocato bene, la sconfitta è arrivata magari per qualche distrazione di troppo ma senza perdere mai il controllo. Sono quegli errori di maturità che però aiutano la squadra a crescere, a capire dove sono arrivati gli sbagli per non commetterli la partita successiva.”

Il treno dei desideri passa una volta sola e Guglielmo Caruso aveva già deciso di acquistare il biglietto. Non sempre il posto a sedere è stato comodo, ma l’accoglienza ha aiutato a scacciare via le paure che ci si può portare lungo il viaggio, specie se inizi questa avventura da adolescente e una volta diventato un giovane uomo la stai ancora portando avanti. Tutti sognano una carriera come quella dei propri eroi, emulare le gesta del giocatore preferito è l’obiettivo che ci si pone; sebbene il limite sia il cielo, avvicinarsi troppo al sole rischia di lasciarti scottato e riprendere il proprio volo può diventare complicato.

“Se vuoi diventare un atleta professionista devi saper reggere quel tipo di pressione, non devi farne una malattia ma un po’ di pressione bisogna sempre mettersela addosso se hai tanta ambizione. Questo serve a motivarti, a spingerti a fare meglio ogni giorno e quindi un po’ di pressione bisogna saperla gestire; tuttavia esiste un limite perché troppa pressione ti frena e un giovane non dovrebbe vedere il proprio eroe come unico obiettivo da raggiungere. È giusto ambire al massimo perché può spronarti a migliorare, però questo non significa che esiste un solo livello di successo a cui aspirare: ci sono dei fenomeni che nascono una volta ogni dieci o venti anni, non tutti possono diventare giocatori che dominano in NBA per esempio. Ci sono degli step da fare prima di arrivare ad un certo livello e voler a tutti costi emulare ciò che si vede in TV o sui social media può diventare controproducente e tarparti le ali, perché ti poni fin da subito un limite troppo alto che se non riesci a soddisfare ti butta giù. Estremizzare i propri obiettivi può portare all’esatto contrario di ciò che ci si era prefissati. Devi sentirti ogni giorno un giocatore migliore, arrivare a fine giornata ed essere conscio di aver imparato cose nuove ed essere migliorato come persona e come giocatore; infine alzi la testa e dopo tanto lavoro vedi dove sei arrivato, a quel punto puoi iniziare nuovamente a metterti nuovi obiettivi davanti e provare ad arrivare ancora più in alto.”

Ancora una volta il cielo sopra la testa di Guglielmo Caruso è azzurro e sullo sfondo rimane una sfumatura rosea che fa presagire un prospero domani.

BERTRAM YACHTS TORTONA, LA CRESCITA DI CANDI: “QUI MI SONO SENTITO SUBITO A MIO AGIO, AVEVO VOGLIA DI METTERMI IN GIOCO”

L’esterno italiano è stato intervistato su “Tuttosport”

hda Lega Basket SerieA 18/10/2022

Leonardo Candi Bertram Derthona Tortona – Carpegna Prosciutto VL Pesaro LBA Legabasket Serie A UnipolSAI 2022/2023 Casale Monferrato, 15/10/2022 Foto Claudio Degaspari // Ciamillo-Castoria

Leonardo Candi, dopo l’ottimo inizio di stagione con la canotta della Bertram Yachts Tortona (coronato sabato da una prestazione da 17 punti decisivi per la vittoria finale), è stato intervistato da Piero Guerrini su “Tuttosport” parlando del suo ambientamento nella nuova città: “A Tortona mi sono sentito a mio agio fin dall’arrivo. Avevo tanto voglia di mettermi in gioco, sono super contento. Devo ringraziare società e compagni che mi hanno fatto sentire parte del gruppo e io ho cercato mettermi a disposizione. L’accordo è di due anni con opzione per un altro campionato. La trattativa è stata veloce e l’intesa con coach Ramondino e il suo staff tecnico è stata immediata”.

Gli obiettivi personale del numero 7 bianconero sono chiari: “Migliorarmi, giorno dopo giorno, arrivare in palestra sempre con la voglia di crescere e di imparare, di crescere all’interno del contesto”.

A 25 anni, Candi ha fatto anche un punto sulla sua carriera: “Ho già un grande bagaglio di esperienza, alla sesta stagione in A, avendo giocato nelle coppe. Mi sento cresciuto rispetto all’inizio, ma devo migliorare sotto alcuni aspetti del gioco”.

Anche il rapporto con coach Ramondino è molto buono: “Fin dall’inizio c’è stato un forte feeling. In palestra è molto esigente, è un tecnico che ti vuole migliorare giorno dopo giorno. Si lavora davvero tanto e non lascia passare nulla. Mi piace. Il bello in questa squadra è che in ogni giornata può esserci un protagonista diverso. Ramondino ha un gioco democratico. E lui ti incoraggia, ti aspetta”.

Infine Candi ha individuato la squadra e il coach a cui deve di più per essere diventato un giocatore: “Alla Fortitudo con Matteo Boniciolli, poi la carriera va avanti e si attraversano altri momenti, ho vissuto parecchi alti e bassi non dovuti solo a me stesso. Faccio fatica a individuare a chi devo di più”.

HAPPY CASA BRINDISI, LA CARICA DI MASCOLO: “QUESTA È LA PIAZZA GIUSTA PER ME. HO ASPETTATIVE E AMBIZIONI MOLTO ELEVATE”

L’esterno italiano ha parlato sul “Quotidiano di Puglia – Brindisi”

da “Lega Basket serieA”, news 26/08/2022

Bruno Mascolo Raduno Happy Casa Brindisi 2022-2023 UnipolSali Legabasket SerieA 2022-2023 Precampionato Brindisi 18/08/2022 Foto Michele Longo // Ciamillo-Castoria

Sul “Quotidiano di Puglia – Brindisi”, Bruno Mascolo ha parlato del suo approdo nel club biancoblu: “Gli anni passati a Tortona sono stati sicuramente importanti per me, ho vinto tanto, ho dato tanto e ricevuto tantissimo. Adesso però c’è Brindisi, una nuova tappa nel mio processo di crescita e per questo ho reputato fosse giusto per me venire a giocare qui a Brindisi perché con questa maglia avrò il giusto spazio ed è la piazza che è fatta apposta per me”.

“Con il passare delle settimane inizierò a capire cosa potrò dare alla squadra – continua Mascolo – ma posso già dire che in campo giocherò sempre con energia e con tanto cuore. L’ho sempre fatto nel corso della mia carriera e farò lo stesso anche qui a Brindisi. Sono pronto a dare il massimo e sono molto carico per questa nuova esperienza. Avrò un nuovo carico di responsabilità, le mie aspettative sono molto alte, così come lo sono le mie ambizioni. Sono veramente pronto a dare tutto”.

UN NUOVO LEONE PER LA HAPPY CASA BRINDISI: LA STORIA DI BRUNO MASCOLO

Bruno Mascolo Umana Reyer Venezia – Bertram Derthona Tortona Play-Off Lega Basket Serie A 2021-22 Quarti di Finale – G3 Venezia, 19/5/2022 Foto Sergio Mazza / Ciamillo-Castoria

da Lega Basket SerieA”, news 08/07/2022

Dai cortili di Castellamare di Stabia, ai vertici della massima serie italiana. E non è un caso che la storia di Bruno Mascolo parta da lì, dai vicoli di quel comune in provincia di Napoli di poco più di 60 mila abitanti che ha dato origine a due playmaker azzurri protagonisti negli ultimi anni, seppur di due generazioni differenti. Peppe Poeta, appena ritiratosi dal basket giocato e Bruno Mascolo, pronto a raccogliere il testimone made in Castellamare per la Lega A.

Ricordo che quando ho iniziato giocando nel mio cortile, dove avevamo il canestro – racconta il playmaker – facevamo un’ora e mezzo lì in cortile e poi al campetto per un’altra ora e mezzo di allenamenti, tornavamo e giocavamo ancora. Eravamo sempre con una palla a spicchi in mano. Di quel periodo non rimpiango niente, e le amicizie che ho sviluppato all’epoca me le porto ancora tutte dietro, e si sono anzi consolidate col tempo

Il primo vero passaggio cruciale della vita di Bruno è a 15 anni, quando decide di trasferirsi a Torino per dedicarsi anima e cuore alla pallacanestro “Facevo fatica ai primi tempi, ma la mia famiglia è stata super presente garantendomi tranquillità alla mia prima vera esperienza lontano dai miei affetti. Mi spronavano a continuare con lo studio e devo ringraziarli tutt’ora. Sono iscritto alla facoltà di odontoiatria, da buon figlio di un padre dentista, e con calma cerco di collimare esami e partite”.

L’esordio in A2 avviene con coach Pillastrini davanti a più di tre mila persone, quello in Serie A quattro anni più tardi avverrà contro Milano mostrando faccia tosta e personalità: roba per pochi, non per cuori deboli. Durante le sue esperienze fra Agrigento, Latina, Siena, Napoli e Jesi aggiunge sempre più bagaglio tecnico e cestistico al suo ricco background ma è con la canotta azzurra dell’Italia che completa il percorso giovanile e non solo.

Nel 2014 fa parte della selezione Under18 che vince la medaglia d’oro al torneo di Mannheim battendo in finale gli Stati Uniti d’America. Un’impresa che ancora oggi resta fissa e indelebile. Nel 2019 nella sua Napoli partecipa alle Universiadi “davanti ai miei amici, alla mia famiglia ed ai 45 mila del San Paolo il giorno della cerimonia d’apertura. Mi tornano i brividi solo a ripensarci, un’emozione unica” e poco dopo parte per la Cina per disputare il Mondiale 3 vs 3, qualcosa di anomale per un giocatore professionista a buoni livelli ma rivelatosi un quid in più: “Uno sport completamente diverso soprattutto nella preparazione e nei contatti uno contro uno – spiega Mascolo – mi ha aiutato molto e mi ha fatto crescere nelle letture e decisioni veloci da prendere, ha sicuramente influenzato il mio modo di giocare. E poi ci siamo ci siamo classificati tra le migliori otto al mondo..”.

Un leone e come tale approda a Tortona, squadra che gli cambierà la vita cestistica vincendo una Supercoppa e soprattutto conquistando la promozione in Serie A da MVP della semifinale e finale scudetto vinta a gara 5 a Torino dove realizza 20 decisivi punti. E il continuo lo conosciamo bene nell’annata appena conclusa, protagonista in campo del percorso da vera sorpresa del campionato con la finale di Coppa Italia e la semifinale scudetto.

Ho ricevuto tantissime porte in faccia ma non ho mai mollato, anzi le delusioni mi hanno reso più forte. L’approccio al mondo senior è stato molto duro ma aver lavorato duro ha dato i suoi frutti”.

Dopo Jordan Bayehe un altro leone per la Happy Casa: benvenuto Bruno!

Fonte: Sito Uff. New Basket Brindisi

BERTRAM TORTONA, CANDI SI PRESENTA: “CARICO ED ENTUSIASTA PER QUESTA AVVENTURA, HO SPOSATO A PIENO IL PROGETTO”

da Lega Basket serieA 06/07/2022

Leonardo Candi Nazionale Italiana Maschile Senior – Allenamento FIP 2021 Milano, 16/06/2021 Foto MarcoBrondi // CIAMILLO-CASTORIA

Leonardo Candi si presenta in un video sul canale ufficiale YouTube della Bertram Tortona, “Derthona TV”: “Sono carico ed entusiasta di iniziare questa nuova avventura. È stata una trattativa molto rapida perché c’è stata da entrambe le parti di chiudere in fretta il contratto. Ho sposato a pieno il progetto di Tortona, ho parlato con il coach Ramondino e mi sono trovato subito a mio agio con lui, lo stesso con la società. Le aspettative per questa stagione? Quelle di fare bene ed essendo l’ultimo arrivato, voglio mettermi al servizio del coach. Darò il massimo sempre e cercherò di puntare in alto”.

PAUL BILIGHA: ‘DARÒ ENERGIA ALLA MIA AFRICA’

da news Lega Basket SerieA 09/05/2022

Paul Biligha Allenamento Olimpia Milano Zurich Connect LBA Final 8 2020 Pesaro, 15/02/2020 Foto MarcoBrondi // CIAMILLO-CASTORIA

Ma tu guarda gli scherzi che fa la vita: per cinque anni ti fai il mazzo sui libri, studi di notte e nei ritagli di tempo perché nel frattempo giochi a basket ad alto livello, passi gli ultimi dodici mesi a preparare con cura meticolosa la tesi e al dunque, pof, la pandemia cancella quello che sarebbe stato uno dei giorni più belli della tua vita. «Già avevo dovuto rassegnarmi all’idea di discutere la tesi in videoconferenza, poi non mi è rimasta neanche questa minima soddisfazione. Quattro giorni prima della data fissata mi chiama la segreteria dell’università e mi dice: signor Biligha, ci dispiace, ma sa, con quello che è successo non riusciamo a organizzare la seduta online. È finita che ho passato la giornata a controllare il telefono ogni quarto d’ora, in attesa che mi mandassero il pdf col voto di laurea. È stato come vincere una coppa senza aver giocato la finale».

E il voto, Paul?

«Novantatrè su 110. Non male, dai».

Non male, no, per un giocatore di Serie A che oggi si divide tra l’Olimpia Milano e la Nazionale.

«Ho studiato la sera a casa, di notte in autobus di ritorno dalle trasferte. Quando giocavo a Cremona avevo solo una partita a settimana e quindi molte mattine libere: sfruttavo quelle. Già a Venezia, con le Coppe di mezzo, le cose cambiarono e aprivo i libri anche durante i viaggi in aereo con la squadra. Ventitrè esami, la maggior parte dei quali, sembrerà strano, sostenuti durante il campionato, perché d’estate l’università è chiusa e io in ritiro con la Nazionale. In questa stagione, per fortuna, mi mancava di preparare solo la tesi, perciò il fatto di giocare nella squadra più importante in cui sia stato finora, Milano, non ha inciso negativamente sul mio rendimento negli studi. Anzi, preparare la ricerca mi ha rilassato».

E come hai fatto a dare gli esami a tornei in corso?

«L’università, la Marconi di Roma, ha sedi distaccate: mi presentavo in quella di Milano quando stavo a Cremona, in quella di Mestre quando ero a Venezia».

Ti sei laureato in Agraria.

«In Scienze e Tecnologia Applicate, sezione Agraria. Relatore il professor Bettini, ho dato una tesi sulle energie rinnovabili nella zona subsahariana. Sono nato in Italia, a Perugia, da genitori camerunesi. Quello delle energie rinnovabili in Africa è un tema che sento molto: il futuro di quel Continente passa anche da questo. Per produrre energia elettrica e cucinare, oggi in Africa si continua a bruciare legno e a usare bombole di gas propano, con tutti i rischi connessi: aumento dell’inquinamento e pericolo di scoppi e incendi. La sola energia rinnovabile alla quale si attinge è data dalle turbine d’acqua, ma l’acqua in quelle zone è un bene prezioso e dunque, per preservarne le riserve, in molte città si taglia la luce per alcune ore al giorno. Sfruttare il sole, il vento, l’energia geotermica per la costruzione degli edifici, consentirebbe di risolvere questi problemi. Questo è stato l’argomento della mia testi; questo è il settore nel quale vorrei lavorare in futuro».

In Africa?

«In Africa, in Camerun. Sono e mi sento italiano, ma non dimentico le mie origini. Nei prossimi anni mi concentrerò a sviluppare i miei studi attraverso una serie di Master, a fine carriera potrei trasferirmi in Camerun. Ma non è una cosa che si improvvisa, ci vuole un progetto dietro».

Perché hai scelto Agraria?

«Perché quando sono tornato in Italia, a 16 anni, era troppo tardi per mettermi in pari con il Latino, se mi fossi iscritto al Classico o allo Scientifico. Quindi ho scelto un istituto tecnico a indirizzo biologico, mi è piaciuto e il resto – l’iscrizione all’Università – è venuto di conseguenza».

Passo indietro: quindi nasci in Italia, torni in Camerun e poi di nuovo in Italia?

«Sì. Nell’85 l’uomo che sarebbe diventato mio padre arrivò a Perugia per studiare Economia. Non si è mai laureato, ma aprì un import-export di ceramica e prodotti idraulici tra Italia e Africa. Poi ha portato qui mia madre, si sono sposati e nel ’90 sono nato io. Otto anni dopo siamo tornati in Camerun. Mentre l’aereo scendeva per atterrare, guardai dal finestrino. Vidi solo due colori: il verde delle foreste e il rosso della terra che ricopriva le strade. All’inizio fu dura. A scuola, in Italia, andavo in un istituto di suore, un bell’edificio in pietra; in Camerun frequentavo una scuola pubblica con le assi di legno e polvere dappertutto. Ma l’Africa mi ha lasciato una grande lezione di vita, quella che, al mondo, nulla ti viene regalato».

Una volta hai detto: ho dovuto combattere tutta la vita, non solo in campo. Frase forte, per uno che non ha ancora compiuto 30 anni.

«Sono tornato in Italia da solo, a 16 anni, per inseguire il mio sogno di fare basket. In Camerun giocavo a calcio, terzino destro, ma, alto com’ero, le alette veloci che avevo contro mi sgusciavano via da tutte le parti. Così ho cominciato con la pallacanestro. Un mio vicino di casa era Joel Embiid, oggi ai ’76ers di Phila. All’epoca faceva pallavolo. Dunque, torno in Italia senza papà e mamma, senza nessuno con cui sfogarmi se un allenamento o un compito a scuola vanno male. Mi son dovuto fare forza da solo. Per questo dico che ho lottato tutta la vita. Ma quegli anni mi hanno aiutato a diventare pragmatico».

Il colore della pelle è stata una difficoltà in più?

«No. Pochissima discriminazione, solo casi sporadici, di quelli inevitabili quando giochi o fai il tifo e l’adrenalina ti manda in tilt il cervello».

Paul, hai mai visto il film Indovina chi viene a cena?

«Mi pare di sì, ma non lo ricordo bene».

È la storia di una ragazza bianca che presenta ai genitori il fidanzato nero…

«Capito. No, nessun problema. Ho conosciuto Chiara, la mia compagna e la madre dei miei due figli, a Giulianova, durante un raduno della Nazionale giovanile. Sua madre è una delle persone dalla mentalità più aperta che ho conosciuto in vita mia. Non è attaccata a nessun stereotipo. Da presentarmi c’era solo lei, quindi è andato tutto bene. Anche con gli amici di Chiara: alto e nero, pensavano che giocassi già in A, invece a quei tempi stavo in B2».

Ettore Messina ti ha voluto prima in Nazionale, quando era commissario tecnico, e poi all’Olimpia. Cosa vuol dire lavorare con lui?

«Alzare il livello delle tue prestazioni. Certe volte ti sembra di non essere alla sua altezza, all’altezza delle sue aspettative. Tra tanti stranieri, noi giocatori italiani siamo abituati quasi ad aspettare che ci venga lasciato qualcosa. Lui, al contrario, ti offre la possibilità di guadagnarlo, quel qualcosa. A me, Moraschini e Cinciarini quest’anno è capitato di partire in quintetto anche in Eurolega. Il problema, a volte, è che noi italiani commettiamo più errori degli altri proprio perché abituati ad avere minori responsabilità. E Messina è uno che non tollera gli errori banali».

Canti l’inno prima di una partita con la Nazionale.

«Sempre. Prima del mio esordio in azzurro, quando proprio Messina mi convocò per l’Europeo del 2010, mi veniva la pelle d’oca a vedere in televisione Buffon cantarlo a squarciagola. Giurai a me stesso che, se fosse capitato a me, avrei fatto lo stesso».

Paul, la laurea ti ha reso una persona migliore?
«No. È stata una grande soddisfazione, ma a rendermi migliore ci ha pensato la nascita dei miei figli».

Fabrizio Salvio

VANOLI CREMONA, L’ADDIO DI COURNOOH: “DUE ANNI INTENSI, SONO CRESCIUTO DIVENTANDO PIÙ PROTAGONISTA. LA RETROCESSIONE? UNA DELUSIONE CHE RIMARRÀ”

Il giocatore italiano, che ha appena chiuso la sua esperienza in Lombardia, ha parlato su “La Provincia”

da news Lega Basket serieA 26/04/2022

Cournooh David Reginald Vanoli Cremona – Gevi Napoli Basket Legabasket Serie A UnipolSAI 2021/22 Cremona, 09/03/2022 Gianluca Checchi/Ciamillo-Castoria

Fresco di rescissione contrattuale con la Vanoli e pronto all’esperienza in A2 con Scafati, David Cournooh ha chiuso il cerchio sulla sua avventura cremonese: “Sono stati due anni intensi. Sono cresciuto molto, ho cambiato la mia dimensione. Arrivavo dalla Virtus Bologna e da una carriera dove spesso sono stato il settimo-ottavo uomo del roster. Avevo compiti diversi rispetto a quelli con la maglia della Vanoli. A Cremona le cose sono cambiate, sono stato più protagonista. È stato bello”.

Quest’annata, tuttavia, non è andata come previsto: “È stata una stagione davvero particolare, condizionata dagli infortuni. Abbiamo perso tante partite punto a punto. Tante gare le potevamo chiudere e invece abbiamo visto gli altri esultare. La retrocessione è una delusione che rimane e che rimarrà. In questi due anni l’obiettivo è sempre stato quello della salvezza, purtroppo questa volta è andato tutto male”.

Cosa mancherà a David di Cremona? “La nebbia… Scherzi a parte tutti gli amici che ho conosciuto, tutti quelli con cui ho legato in questo periodo. Qua ci si sente davvero come in una grande famiglia. Sono stato accolto bene e il mio rapporto con la città è stato molto bello. Ci tengo a dare un abbraccio virtuale a tutti, soprattutto in un momento sportivamente così difficile. Faccio un grande in bocca al lupo alla città, alla squadra che spero possa proseguire nel mondo del basket e magari tornare in fretta in serie A. Un saluto particolare a patron Aldo Vanoli a Davide Borsatti e a tutti gli imprenditori che hanno permesso di creare una realtà davvero bella e a dimensione di uomo”.

DEVECCHI A “LBA CONVERSATION”: “COLDEBELLA, SCONOCHINI E ZIO VITTORIO GALLINARI LE CHIOCCE. IL SOPRANNOME JACK? VIENE DAL MIO PRIMO ALLENATORE”

La bandiera del Banco di Sardegna Sassari è stato il protagonista della nuova puntata del podcast della Lega Basket

da lega Basket SerieA 26/03/2022

Giacomo “Jack” Devecchi è stato l’ospite d’onore della sesta puntata di “LBA Conversation”, il podcast della Lega Basket dedicato ai protagonisti italiani della Serie A. Raccontando la sua vita a Gaia Accoto e Niccolò Trigari, la bandiera del Banco di Sardegna Sassari è partito da quando Giacomo è diventato per tutti Jack: “Da ragazzino, quando ho iniziato a muovere i primi passi sul parquet di Omossi, vicino a casa mia, Graffignana, dove sono nato e cresciuto. Il mio primissimo allenatore mi chiamo subito Jack e da lì me lo sono portato dietro fino ad oggi. Il motivo di questo “cambio” non lo so ma da quel preciso istante, all’età di 8 anni, quando ho iniziato a giocare a basket, poi è entrato nella vita di tutti i giorni. Mia madre, quando mi doveva rimproverare, mi chiamava Jack e non Giacomo…”

Di chiocce negli anni della gioventù a Milano, Devecchi ne ha avute di altissima caratura: “Claudio Coldebella, quando ero alle giovanili dell’Olimpia e io gli portavo asciugamani e borracce in panchina, è uno di quelli che mi ha insegnato tanto. Gli altri veterani che mi hanno aiutato molto sono stati anche Hugo Sconochini (lui un po’ più severo e con qualche chicca di nonnismo che ci stava sempre) e mio zio Vittorio Gallinari. Quest’ultimo mi ha sempre dato tanti consigli, me li dà tutt’ora ed è sempre con me quando c’è qualsiasi problema. Loro tre mi hanno aiutato nella crescita e nella formazione”.

Poi Devecchi ha parlato del suo arrivo a Sassari: “Il primo anno sono arrivato in prestito da Montegranaro, ero arrivato in prestito dopo aver parlato con Pilastrini dicendo che per la Serie A non mi garantiva sufficiente minutaggio. Decisi così di rimanere in Legadue e di continuare la mia crescita. Montegranaro mi diede la possibilità di andare in prestito con l’idea poi di ritornare in Serie A. In realtà poi mi sono trovato talmente a Sassari che mi sono fermato per 16 anni. Qua ho trovato subito un ambiente super, una tifoseria incredibile, un club organizzato e che aveva voglia di crescere. Sono stato fortunato a trovarmi nel posto giusto al momento giusto perché quando crescevo io professionalmente parlando anche la società ha alzato sempre di più l’asticella”.